Lista Civica La Piazza

La Piazza crede nell’impegno sociale e politico come servizio alla comunità, finalizzato al raggiungimento del bene della collettività. Rifiuta clientelismi e personalismi, si richiama al  senso di responsabilità, indispensabile per costruire un mondo più giusto e più equo. Ritiene che l’unica soluzione alla crisi della politica sia l’impegno attivo per il bene comune, l’ascolto dei bisogni dei cittadini e la ricerca di risposte efficaci e condivise.

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LaPiazza LOGO fondoTrasparentePenso sia indiscutibile che fin dalla sua nascita, 5 anni fa, La Piazza si è occupata molto di più della “sostanza”, cioè del portare avanti l’azione politica sul territorio, piuttosto che della “forma” cioè delle modalità con cui comunicarne i risultati, al punto che, in alcuni casi, altri hanno potuto attribuirsi i risultati delle nostre azioni.

In occasione delle elezioni del 2011 si pose il problema di ideare un simbolo che esprimesse in modo sintetico ma efficace il messaggio che si voleva trasmettere; in quell’occasione ritememmo che l’elemento più rilevante del nostro progetto fosse il fatto che nasceva da un gruppo di cittadini della circoscrizione. Fu così che la prima idea fu quella di “metterci la faccia” e di sviluppare il simbolo sulla foto di gruppo dei candidati alla elezioni circoscrizionali; poiché tuttavia le immagini di persone non sono ammesse nei simboli elettorali, sulla scheda la foto di gruppo fu sostituita dalla silouhette scura di alcune persone riunite in gruppo. In questi 5 anni i due simboli, con la foto di gruppo e con la silouhette, si sono alternati nelle nostre comunicazioni, a seconda delle occasioni.

Una delle lezioni imparate in questo periodo è stata proprio che anche la “forma” con cui ci presentiamo e comunichiamo è importante ed in alcuni casi diventa “sostanza”.

Con la nascita del progetto della Piazza Metropolitana e la decisione di presentarci nel 2016 come lista cittadina, si è posto quindi il problema di confermare il vecchio simbolo, privilegiando la continuità, o di crearne uno nuovo più significativo in relazione alla nuova sfida. Si è scelto di utilizzare l’immagine di una piazza come elemento grafico della nostra comunicazione (giornale, newsletter, sito web, ecc) e di adottare come simbolo elettorale quello che state vedendo, molto semplice e la cui simbologia richiede forse una breve spiegazione.

L’idea è quella di rappresentare con i colori blu e giallo, caratteristici della città di Torino, la natura strettamente locale e civica della nostra lista.

Il fatto che i due colori si presentino in qualche modo contrapposti, ai due lati di un simbolico tavolo costituito dalla Piazza, rappresenta il ruolo con cui la nostra lista civica vuole presentarsi alla città: pensiamo cioè di poter essere il “luogo politico” in cui si incontrano e si confrontano anime diverse della città, che non si riconoscono nei partiti o non-partiti a “trazione nazionale” ma che vogliono comunque, o proprio per questo, essere cittadinanza attiva, condividendo e costruendo insieme un “progetto per Torino” che nasce sul territorio per il territorio.



 

via demargherita

Sulla Stampa di domenica 1 febbraio, un articolo ha riportato l’attenzione sulla situazione di degrado in cui, da anni ormai, versa il fabbricato che fu il liceo Cottini di via Demargherita.

Un breve riassunto della vicenda: il proprietario (privato) intende vendere l'area perchè non gli interessa più. Si viene così ad un accordo nel quale il Comune stabilisce una variazione di destinazione d'uso da terziario a residenziale. In cambio il privato potrà costruire ma dovrà "riservare" 500mq alla Circoscrizione per essere messi a disposizione della cittadinanza.

Da quanto si evince nell'articolo, il proprietario ha trovato un acquirente, il quale però vuole tenersi i 500mq. Per il mancato adempimento dell'accordo l'amministrazione chiederebbe 500.000 euro, a cui si aggiungerebbero 150.000 euro di penale.

La C2 sarebbe disponibile a perdere 500mq di spazi da utilizzare ma il Comune non intende rinegoziare l'accordo.
Conclusione: al momento è tutto bloccato e il Cottini continua a restare in quello stato. E la rabbia dei cittadini sale.
Se da un lato è più che comprensibile la rabbia dei cittadini, dall'altro lato è giusto far notare un aspetto che l'articolo non ha affrontato.


Read more: Ex liceo Cottini di via Demargherita

 

I fatti emersi in questi giorni a Roma hanno portato alla luce un sistema di commistione tra politica e criminalità nel quale i confini tra legalità e illegalità sono così indefiniti da risultare irrimediabilmente compromessi.
Politici e amministratori locali favorivano le imprese degli “amici” negli appalti (gestione dell’emergenza immigrati, sgombero campi rom…) in cambio  di veri e propri stipendi paralleli di diverse migliaia di euro e di benefit aggiuntivi.
Poco importa se gli “amici” sono dei criminali. Poco importa se tutto questo avviene sulla pelle dei più deboli. Poco importa essere di “destra” o di “sinistra”, la corruzione non guarda certo al colore politico: l'unica cosa che conta è "fare soldi".

Al di là delle colpe dei singoli, che saranno giudicate dalla magistratura, emerge netta la responsabilità delle forze politiche, che poco fanno per tracciare un confine netto e invalicabile tra legalità e illegalità, che troppo spesso antepongono le “amicizie” al “bene comune”, che troppo spesso lasciano che gli affari privati spolpino le istituzioni pubbliche, a tutti i livelli. Salvo poi, quando ormai i buoi sono scappati, correre a chiudere la stalla commissariando o meno il partito locale o avviando processi mediatici al capro espiatorio di turno.

Purtroppo non è la prima volta che ciò accade e non siamo così sprovveduti da pensare che sarà l'ultima, ma vogliamo continuare a credere che se tutti quanti avessimo il coraggio di andare contro il “così fan tutti” la società sarebbe migliore.
I margini per agire concretamente ci sembrano pochi, al nostro livello, ma in questi anni ci abbiamo provato, attraverso alcune importanti battaglie (P.T.A., Fondazione Dare, Inceneritore, ecc…) per riaffermare la superiorità del bene comune sull’interesse individuale o corporativo.
A volte abbiamo vinto, a volte perso. In ogni caso crediamo di aver riportato al centro delle scelte politiche il valore dell’interesse collettivo.
Ci sembra importante ribadire ancora una volta il nostro disgusto per questo modo di gestire la “cosa pubblica” e il nostro disprezzo per chi tradisce le istituzioni svendendole per il proprio profitto personale, sia esso economico o politico. L’invito che facciamo è di lottare insieme contro la rassegnazione di chi dice che senza una raccomandazione o senza conoscenze non si arrivi da nessuna parte. Non è così. Occorre ripetere che la corruzione è un danno economico alle tasche di ogni cittadino. Senza corruzione pagheremmo meno IMU, meno TARI , meno retta scolastica… e probabilmente l’Italia sarebbe la locomotiva d’Europa.
Essere davvero convinti nel nostro piccolo di questo sarebbe già la forza del cambiamento.



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