Lista Civica La Piazza

voto LaPiazzaIl programma de La Piazza prende vita dal confronto con i cittadini. Lo presentiamo in tre "puntate". Ecco la prima nella quale parliamo di:

ALLOCAZIONE DELLE RISORSE E BENI COMUNI

RUOLO DELLE CIRCOSCRIZIONI

SVILUPPO ECONOMICO E LAVORO

POLITICHE DELLA TRASFORMAZIONE URBANISTICA

COMSUMI E SOSTENIBILITA'

Nella prossima "puntata" parleremo di Politiche della mobilità, Ambiente, Famiglia e assistenza sociale.

 

 

 

 

Allocazione delle risorse e beni comuni

La situazione debitoria del Comune pone stretti vincoli di bilancio. Per questo occorre ridefinire i servizi e le prestazioni irrinunciabili, per evitare una cieca politica di rigore che operi tagli trasversali con maggiore danno delle persone più deboli.

Ci sono diritti che non possono essere subordinati a equilibri di bilancio e questi sono l'assistenza ai disabili, la sanità, la scuola. Occorre fare scelte precise, esplicitate in un programma chiaro, per evitare di concentrare gli interventi di riduzione delle risorse esclusivamente dove si incontrano le minori resistenze. Occorre preservare i beni comuni. Rispettando la volontà popolare espressa con i referendum del 2011, la gestione dell’acqua deve avvenire tramite soggetti di diritto pubblico. Nel 2014 il Comune di Torino ha speso 258 euro/abitante per il sociale e ben 657 per il servizio del debito (fonte: Elaborazione Eures su dati di bilancio dei Comuni e portale Open bilanci, bilancio di previsione). I vincoli di finanza pubblica e il forte indebitamento del Comune rendono quasi impossibile reperire risorse per far fronte ai bisogni di quote crescenti della popolazione.

Proposte:

  • Privilegiare l’assegnazione delle risorse tramite bandi ad evidenza pubblica, limitando al massimo contributi diretti che favoriscano percorsi clientelari.

  • Introdurre, nell’ambito della programmazione finanziaria pluriennale e annuale, il Bilancio Sociale dell’Acqua, dell’Aria e dell’Energia. Tale bilancio deve svilupparsi in forma partecipata e evidenziare i costi umani, sociali, sanitari, ambientali, economici relativi ai beni comuni del territorio, in modo che non se ne possa prescindere nel momento delle scelte.

  • Il Comune deve rendersi promotore verso gli altri Enti Locali  di una campagna indirizzata a Governo e Parlamento per un riesame del patto di stabilità e dei vincoli finanziari che ne derivano per i Comuni stessi. Va favorita un’azione di revisione pubblica e partecipata della situazione debitoria del Comune.

  • Impedire l’ingresso di soggetti privati in SMAT, promuovendo la sua trasformazione in  azienda speciale di diritto pubblico. Introdurre meccanismi per favorire una gestione partecipativa del servizio idrico da parte della cittadinanza. Essendo l’acqua un diritto umano universale, va garantito a tutti i residenti un quantitativo giornaliero gratuito di 50 litri di acqua. Vanno adottati provvedimenti volti a ridurre le perdite in rete e gli sprechi derivanti da utilizzi scorretti. I dati sulla qualità delle acque, sia a livello di fonti di captazione che di punti di erogazione, devono essere costantemente aggiornati e resi accessibili alla popolazione. Anche attraverso specifiche campagne pubblicitarie, vanno attivate politiche per favorire il consumo dell’acqua del rubinetto, disincentivando il consumo delle acque minerali in bottiglia.

  • Studiare forme di partecipazione dei cittadini alla determinazione di alcune voci di spesa del Bilancio comunale (in particolare per progetti riguardanti le singole circoscrizioni).

  • Informare i cittadini circa i reali livelli di inquinamento.

  • Avviare misure significative per migliorare la qualità dell’aria e contenere il consumo di suolo.

  • Superare i vincoli di finanza pubblica proponendo che la città aderisca alla campagna imPATTO SOCIALE  (*) e ne diventi soggetto attivo, per chiedere che si deroghi dal patto di stabilità per le spese relative ai “servizi sociali, fondamentali per il contrasto alle diseguaglianze ed all’esclusione sociale di cui il terrorismo e le mafie si nutrono per diffondere i loro messaggi di odio,” così come si è deciso di fare, in ambito europeo, per le spese relative alla lotta al terrorismo.

(*) campagna promossa da Libera, Gruppo Abele, Sbilanciamoci!, Arci, Rete della Conoscenza, Forum Nazionale del Terzo Settore e centinaia di realtà della rete “Miseria Ladra”.


 

 

 

Ruolo delle Circoscrizioni

La piazza vuole garantire trasparenza e possibilità di accesso alle informazioni, rilanciando le esperienze delle commissioni aperte ma individuando anche nuove forme di comunicazione/partecipazione.

I cittadini sono poco coinvolti nelle decisioni che vengono prese nei Consiglio Circoscrizionale. E' così anche per gli altri livelli amministrativi (Comune, Regione, ecc.) ma in quei casi c'è una copertura giornalistica che consente di saperne qualcosa. Gli argomenti da Circoscrizione sono meno da dibattito pubblico, è vero, ma possono influenzare alcuni aspetti della vita di tutti i giorni. Le circoscrizioni sono nate proprio per avvicinare la politica ai cittadini e le Commissioni dovrebbero servire a sentire il loro parere ma vi partecipa pochissimi cittadini oltre ai politici che passano a firmare per riscuotere il gettone. E’ necessario riportarle al loro ruolo coinvolgendo i cittadini.

 

Proposte:

  • Il Presidente deve essere espressione della realtà territoriale e non conseguenza di spartizione territoriale a tavolino a livello cittadino.

  • Il ruolo di Presidente è incompatibile con altri incarichi (es. consigliere regionale, provinciale, comunale,..). Il Presidente eventualmente eletto altrove si dimetterà dall’incarico.

  • Utilizzare i siti internet istituzionali non solo per informare i cittadini relativamente agli argomenti in discussione in Consiglio/Commissioni ma anche per farli partecipare realizzando un sistema che permetta di intervenire prima della discussione in aula (ad esempio esprimendo un'opinione SI/NO tipo doodle, oppure anche qualcosa di più articolato). Creare cioè una qualche forma di dibattito continuativo sulla rete (a partecipazione aperta) che preceda ed integri quello in aula.

  • Valorizzare il ruolo delle commissioni come luogo di partecipazione, controllo e progettazione


 

 

 

 

Sviluppo economico e lavoro

Il lavoro deve essere necessariamente al centro della iniziativa comunale poiché da questo si dirama la qualità della vita. Una città che difende il lavoro buono, e lo promuove, si presta ad essere davvero una metropoli vivibile e coesa. Lo sviluppo e il potenziamento della varietà delle vocazioni economiche (manifattura, cinema, cultura, ricerca e innovazione, turismo, sport…) è l’elemento di forza per l’uscita dalla crisi, purtroppo  ancora lontana: nonostante le dichiarazioni di ottimismo che rimbalzano sugli organi di informazione, il tasso di disoccupazione nella nostra città è sceso di appena lo 0,1% nel 2015 (fonte: ISTAT). La nuova occupazione, inoltre, è spesso caratterizzata dalla precarietà e dalle basse retribuzioni.

Proposte:

  • Impedire la fuga dal territorio delle imprese, accompagnare il sostegno alle imprese con vincoli urbanistici e certezza del raggiungimento di obiettivi legati al rispetto dei lavoratori.

  • Rendere la città più efficiente (trasporti, logistica delle merci, reti telematiche, pubblica amministrazione) e più vivibile (qualità dell'ambiente, sicurezza, servizi), capace perciò di attrarre investimenti e imprese, come già fanno altre città europee simili alla nostra per dimensioni  e caratteristiche.

  • Contrastare il precariato e lo sfruttamento dotando giovani, e meno giovani, degli strumenti idonei  per sottrarsi al ricatto della incertezza del proprio futuro. Così come è doveroso salvaguardare la dignità dei lavoratoti stessi, non accettando la sottoscrizione di condizioni lavorative che negano l’esistenza dei diritti fondamentali in capo alla classe lavoratrice.

  • Il sostegno e collegamento di progetti di ricerca e sviluppo finanziati dal sistema locale e nazionale che coinvolgono il sistema universitario  e centri di ricerca pubblici e privati finalizzati a creare nuove opportunità di occupazione. La storica capacità torinese di ideare, progettare e costruire è la grande risorsa che può consentire un rilancio su un mercato mondiale, profondamente trasformato dalla più grave crisi economica e sociale del mondo moderno.

  • Favorire iniziative mirate al ripristino del turn over nella pubblica amministrazione, a cominciare dall’amministrazione comunale ed in particolare dai settori che erogano servizi sociali alla popolazione (scuole per l'infanzia, asili nido, assistenza sociale). Oltre al miglioramento dei servizi stessi, l'incremento dell'occupazione nel settore pubblico porterebbe con sé un aumento della domanda, con effetto moltiplicatore per l'economia cittadina.

  • Potenziare l'attività dei servizi di avviamento al lavoro e favorirne il coordinamento, con l’obiettivo di fare sinergia soprattutto quando è il Comune a offrire collocazione di mano d’opera verso le partecipate o a offrirne attraverso i nuovi  appalti della cantieristica prossima, e per promuovere lo sviluppo di progetti di autogestione e di impresa cooperativa (o co-finanziati da investitori privati) nel campo dei servizi, nella cultura ed anche nel settore manifatturiero. I centri dovrebbero inoltre assumere il ruolo di “facilitatori” nei progetti che prevedono percorsi di formazione integrati tra scuola e impresa (p.es progetto Alternanza Scuola Lavoro).

  • Ridefinizione, di intesa con le parti sociali, delle regole di assegnazione degli appalti, a partire da quelli relativi ai servizi socio assistenziali, introducendo clausole relative agli standard minimi di qualità, al rispetto dei CCNL, alla salvaguardia dell'occupazione nel caso di subentro, alla capacità progettuale ed al raccordo con i servizi territoriali.

  • Ripristinare, entro i limiti di spesa ammessi, l’affidamento diretto di appalti alle cooperative sociali di tipo b), con l’intento di favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, sulla base di una regolamentazione imperniata sull'accredito preventivo e sul controllo in corso d'opera per garantire qualità e trasparenza.

  • Costituzione di un fondo per l’occupazione sociale, anche attraverso il recupero dell’evasione della tassa di soggiorno, per finanziare interventi di cantieristica sociale e di borse di lavoro  da utilizzare nell’abbellimento della città, pulizia, piccola manutenzione del verde e delle strade, in un piano che va dalle periferie al centro città, con il coinvolgimento nelle circoscrizioni, delle associazioni, del volontariato.

  • Sostegno alle iniziative di riconversione produttiva ed autogestione di infrastrutture dismesse mediante concessione di locali  a canoni agevolati, fiscalità di favore, istituzione di un fondo di garanzia.

  • La disoccupazione e l'inoccupazione non devono costringere alla povertà: la Città deve schierarsi a sostegno dell’istituzione di un reddito di base, che è urgente e necessaria.

Per mettere in campo politiche efficaci di rilancio dell'occupazione, i Comuni devono rinegoziare i vincoli imposti loro dalle politiche economiche europee e nazionali: per effetto del patto di stabilità, dei mancati trasferimenti erariali e contrazione del personale, nel periodo 2008-2014 il contributo complessivo dei Comuni  alla stabilità finanziaria è salito del 909% (Rapporto IFEL sulla finanza locale 2014). La nostra Città deve essere promotrice di questa azione.


 

 

 

Politiche della trasformazione urbanistica

La situazione attuale di Torino:

  • Circa il 10% del territorio è costituito da aree di trasformazione (principalmente 10-12 milioni di m2 di aree industriali);

  • Molti edifici, sia civili che industriali, sia privati che di proprietà pubblica sono inutilizzati: scatole vuote, edifici o complessi di edifici, piccole presenze che ritornano agli onori di cronaca solo quando ci sono occupazioni o incendi.

  • Sul fronte dell’emergenza abitativa vi sono 40000 / 50000 vani sfitti, più molte case nuove in costruzione, ma l’emergenza continua

  • Il Piano regolatore, che dovrebbe esser cambiato ogni 10 anni, è del 1995 e siamo a quota 200 varianti

  • La città è tra le più indebitate d’Italia a seguito degli investimenti dei primi anni del millennio (oltre 5.000 € per ogni abitante)

  • A tutto ciò si aggiunge che, per quanto le trasformazioni possano essere motivate da interessi generali, è inevitabile che comportino qualche conseguenza negativa per qualcuno; il fatto di dover localizzare nello spazio oggetti (p. es. l’inceneritore) che aumentano o diminuiscono la qualità (ed il valore economico) del territorio, rende qualcuno più felice di altri.

 

Proposte:

Un primo tema molto complicato ma centrale è quello della partecipazione; in uno scenario caratterizzato da risorse economiche comunque limitate è necessario fare affidamento anche  sul “capitale” non finanziario, ma culturale, di tempo, di attenzioni. Se uno sente uno spazio come casa sua se ne prende cura altrimenti si deve pagare qualcuno che lo faccia per tutti; esistono già esempi di questa disponibilità a prendersi carico di porzioni di città (le Case di Quartiere, la Cavallerizza Reale ecc). Come portare a sistema questo legame fra cittadini e città?

  • Da un lato serve una pubblica amministrazione capace di vedere la dimensione pubblica dello spazio ed il suo ruolo a servizio della collettività, immaginando soluzioni capaci di rispondere agli effettivi bisogni di chi sul territorio vive e risiede (servizi sociali, piccolo commercio, cultura, ...)

  • In parallelo è necessario identificare strumenti di consultazione dei cittadini sulle scelte urbanistiche che coinvolgano il loro quartiere o l’intera città; non si tratta di delegare a dei profani le scelte tecniche ma di coinvolgere la popolazione nei processi decisionali che riguardano la qualità di vita di decine o centinaia di migliaia di persone

Anche sul piano della disponibilità di risorse finanziarie da destinare agli investimenti urbanistici è necessario che l’amministrazione proceda su più fronti al fine di interrompere definitivamente la “svendita” del territorio per incassare oneri di urbanizzazione destinati a finanziare la spesa corrente anziché gli investimenti.

  • Innanzi tutto è necessario riattivare e stimolare il confronto con il governo centrale su due questioni fondamentali: il ruolo e le modalità di intervento della Cassa Depositi e Prestiti negli investimenti degli enti pubblici, soprattutto locali, e le finalità e modalità di attuazione degli strumenti di controllo della spesa degli enti locali.

  • Nel contempo è necessario individuare modalità di coinvolgimento degli investitori privati che possono rappresentare una leva importante, sia in quanto spesso proprietari di aree ed edifici inutilizzati, sia in quanto potenziali finanziatori con i quali stabilire un rapporto “sano e trasparente” in cui siano chiari i rispettivi ruoli in processi di “riuso”, anche temporaneo, e “riqualificazione” di aree ed edifici dismessi che possono rappresentare un’opportunità e un patrimonio da valorizzare trovando le giuste formule.


 

 

 

Consumi, sostenibilità

La piazza intende promuovere un’economia socialmente e ambientalmente sostenibile, consapevole, eticamente responsabile. La città avrà pertanto  un ruolo attivo nel diffondere pratiche di consumo responsabile, svolgendo un’azione di informazione e di sensibilizzazione allargata e visibile su queste tematiche e incentivando concretamente l’adozione di “buone prassi” tanto da parte dei cittadini quanto da parte dei soggetti economici del territorio. La piazza intende inoltre promuovere iniziative che incentivino la collaborazione sinergica e positiva fra cittadini e commercianti, nell’ottica di un’economia più partecipata che può allo stesso tempo valorizzare il piccolo commercio e migliorare la qualità della vita degli abitanti.

Informazione e sensibilizzazione sui temi del consumo sostenibile

Il tema della sostenibilità riguarda molti aspetti e molti momenti della vita di ognuno; la cosiddetta “società dei consumi” tende a considerare i cittadini solo come “produttori di reddito” e come “consumatori”, in pratica come “generatori di PIL”. L’informazione fornita dai media, in primo piano la televisione, è quasi esclusivamente di carattere pubblicitario e privilegia messaggi di “status sociale” piuttosto che di contenuti e di valori.

Inoltre i cittadini, anche a causa di ritmi di vita spesso frenetici, tendono a dedicare poca attenzione agli acquisti “quotidiani” affollandosi in super- ed iper-mercati e riempiendo i carrelli di prodotti che si sono insediati nella loro mente a forza di spot pubblicitari.

In questa situazione risulta molto difficile incidere in tempi brevi ed in modo significativo sugli stili di vita e sugli atteggiamenti consumistici della gran parte della popolazione; è quindi inevitabile puntare su obiettivi di tipo culturale e di lungo termine (gutta cavat lapidem).

Proposte:

  • Educazione al consumo responsabile per i cittadini:

    • Favorire e sostenere iniziative di informazione e di condivisione di esperienze, quali il progetto “Da consumatore a cittadino” realizzato negli anni scorsi in Cascina Roccafranca.

    • Favorire attraverso l’informazione e, dove possibile, supporto logistico, la nascita e lo sviluppo di Gruppi d’Acquisto sul territorio.

    • Indirizzare eventi locali, quali le feste di via, sui temi della sostenibilità e della solidarietà nei consumi e nelle scelte di vita quotidiana.

  • Le Circoscrizioni dovrebbero includere nei loro progetti per le scuole, percorsi didattici specifici sul consumo responsabile, privilegiando i progetti realizzati in rete da diverse organizzazioni, valorizzando le competenze delle realtà che hanno esperienza specifica nella didattica sui temi della sostenibilità, del consumo critico e dell’economia sociale e solidale

La piccola distribuzione

Il tessuto commerciale diffuso contribuisce ad una migliore qualità della vita civica e previene il degrado urbano.

Proposte:

  • Occorrono iniziative a favore della distribuzione tradizionale, esercizi di vicinato in particolare, e contenimento della grande distribuzione, per contrastare la tendenza alla desertificazione commerciale che vediamo avanzare in alcune aree della città e per incrementare il numero degli occupati nel settore (in collaborazione con le associazioni di categoria, si dovrebbero avviare studi per individuare i bisogni e i potenziali bacini di clientela per nuovi esercizi; formazione mirata; vantaggio fiscale per le start up; accesso al credito).

Ruolo delle associazioni di via

Le Associazioni dei commercianti di via nascono per valorizzare il piccolo commercio locale attraverso la collaborazione e l’organizzazione di iniziative congiunte volte a incoraggiare i cittadini a riscoprire il piacere di fare la spesa in zona, frequentando i negozi di prossimità.

In molti casi, tuttavia, le associazioni riscontrano forti problemi:

- di partecipazione: molti commercianti sono sfiduciati rispetto all’efficacia di queste iniziative e non si iscrivono o non aderiscono alle feste e/o alle iniziative comuni;

- di rappresentanza:  poiché pochi sono disposti a investire tempo ed energie in questo tipo di attività, i ruoli decisionali all’interno delle associazioni di via (presidenti e membri dei consigli direttivi) sono a volte delegati a persone che non sono titolari di attività commerciali e quindi non sempre rappresentano le esigenze dei commercianti stessi.

Proposte:

  • Valorizzare il ruolo positivo che le associazioni di via possono svolgere nel quartiere, affidando loro incarichi concreti e utili alla cittadinanza:

    • affidare alle associazioni di via un ruolo di “vigilanza” e monitoraggio sulla nettezza urbana e sulla qualità dell’illuminazione, chiedendo loro di riportare periodicamente segnalazioni e commenti ad un ufficio competente che si incaricherà di prendere provvedimenti per migliorare la situazione. Avendo cura di far conoscere alla cittadinanza il ruolo attivo esercitato dai commercianti in questo tipo di attività si farà sì che le attività commerciali diventino un punto di riferimento per i cittadini per il miglioramento della qualità della vita nel quartiere in termini di pulizia delle strade, illuminazione e quindi sicurezza;

    • incentivare le associazioni dei commercianti a curare maggiormente la dimensione partecipativa, offrendo collaborazione –ed eventuali contributi– soltanto a quelle associazioni i cui rappresentanti sono effettivamente titolari di attività commerciali del quartiere e che vedono –e dimostrano- una buona partecipazione numerica dei commercianti;

    • monitorare l’attività delle associazioni dei commercianti chiedendo di visionare con continuità i verbali delle assemblee e dei direttivi, i bilanci (se è possibile), in un’ottica di trasparenza.

  • Possibilità di realizzare progetti sul modello dei “centri commerciali naturali”, offrendo servizi e collaborazione alle associazioni che, oltre ad avere i requisiti adeguati, mostrino di voler collaborare attivamente e positivamente. Serve il coinvolgimento dei cittadini per verificare il gradimento verso la creazione di nuove aree pedonali che possano fungere da centri commerciali naturali.

Feste di via

Le feste di via sono spesso oggetto di critiche:

- da parte dei commercianti: molti commercianti lamentano il fatto che le feste di via diano spazio ad ambulanti esterni (al fine di ripagare le spese della festa con le quote di questi ultimi), togliendo visibilità ai negozi di zona;

- da parte dei cittadini: pur con alcune lodevoli eccezioni, spesso le feste di via sono considerate dai cittadini negativamente perché di “bassa qualità”, consistenti in mercatini di ambulanti o iniziative di intrattenimento poco interessanti, a fronte di inconvenienti quali il rumore e il blocco del traffico.

Proposte:

  • Divieto di bancarelle gestite da ambulanti: possono allestire banchi di vendita e/o promozione solo i commercianti della via stessa, poiché la festa di via deve valorizzare il commercio locale.

  • Diversa modalità di finanziamento: i contributi dovrebbero coprire (in tutto o in parte) solo i costi delle animazioni utili all’intrattenimento della cittadinanza, con uno stretto monitoraggio da parte delle Circoscrizioni sulla qualità delle animazioni stesse; al momento di presentare il progetto di festa di via con relativo budget preventivo, l’associazione presenta una descrizione dettagliata delle animazioni con annessi preventivi da parte dei soggetti che le realizzeranno; il contributo verrà poi riconosciuto solo se le animazioni saranno effettivamente realizzate secondo quanto previsto.

  • Suolo pubblico, pulizia delle strade e servizio d’ordine dovrebbero essere affidati e pagati direttamente dalla Circoscrizioni.




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