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Quale futuro per la sanità pubblica del nostro territorio?

10 novembre 2025

Premessa

La grande crisi in occasione della pandemia, che ha evidenziato in modo drammatico la fragilità del sistema sanitario, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza territoriale, ovvero quella che si svolge fuori dagli ospedali, più vicina ai cittadini, ha fatto riprendere vigore ad alcune idee innovative di sanità. Con il decreto ministeriale 77 del 2022 sono state introdotte nuove ipotesi di servizio (ad esempio le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità ed altri servizi di supporto, oggetto di un consistente finanziamento con i fondi del PNRR) Nella stessa logica è ripreso il lavoro sulla Medicina Generale . In questo versante, gli aspetti più significativi sono relativi al fatto che dopo anni di discussioni sono state introdotte e regolate, anche con accordi, le Aggregazioni Funzionali Territoriali dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta (i “Medici di Famiglia”). La cosa che abbiamo capito è che alcuni aspetti di queste novità sono fortemente integrati e che solo un forte coordinamento tra di essi, potrà portare qualche beneficio ai servizi, cioè ai cittadini. In considerazione di questi mutamenti come potrà essere riconfigurata la sanità territoriale? Il lavoro è in corso, ma vediamo cosa si capisce dai documenti programmatici, soprattutto proviamo a vedere come potrebbe essere la rete dei servizi partendo dalle due novità più significative, le Case della Comunità (CdC) e le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) dei medici.  

Partiamo dai medici

Nella nostra Circoscrizione ci sono 94 MMG. Ad oggi sono presenti tre modalità organizzative: Medicina di Gruppo (MdG), Medicina in Rete, modalità autonoma (quest’ultima è esclusa dal nuovo Accordo Collettivo Nazionale). 62 Medici condividono già l’ambulatorio. Di questi, 46 sono in gruppi da 3 a 6, in 11 sedi, ma non sappiamo se solo condividono l’ambulatorio, oppure se esercitano con la forma della MdG. Pensiamo che per molti sia quest’ultima la modalità scelta, che è sicuramente quella più interessante, per i medici e per i cittadini. I medici condividono oltre l’ambulatorio, la segreteria e un eventuale servizio infermieristico, garantendo un orario di apertura di 12 ore. In alcuni casi ospitano specialisti. In Regione alcune MdG offrono anche altri servizi di “diagnostica leggera”, come i prelievi o le ecografie. Gli altri 32 medici hanno studi singoli, per lo più i più anziani. La distribuzione dei medici nei tre quartieri della Circoscrizione non è proporzionalmente omogenea rispetto al numero dei residenti. A Mirafiori Nord c’è un medico ogni 821 residenti, a Santa Rita ogni 915, a Mirafiori Sud ogni 1.569  

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Cosa abbiamo capito del nuovo progetto organizzativo dei medici, le AFT? 
Si costituiranno gruppi di una ventina di medici (le Aggregazioni Funzionali Territoriali, appunto, probabilmente 4 nella nostra Circoscrizione), che avranno il compito, in aree territoriali omogenee, di farsi carico di organizzare il servizio di Cure Primarie per i cittadini, garantendo l’assistenza per l’intero arco della giornata e per sette giorni alla settimana. Dovranno quindi organizzarsi anche per il funzionamento del Servizio di Continuità Assistenziale (Guardia Medica). Non sappiamo ancora quante sedi di Guardia Medica ci saranno. Ad oggi sono quattro in tutta la Città (una per ognuno dei quattro Distretti). Le AFT dovranno rafforzare l'assistenza sul territorio, migliorare la presa in carico e la risposta ai bisogni di salute e ridurre gli accessi inappropriati all'emergenza-urgenza nei Pronto Soccorso, favorendo l’integrazione con i servizi specialistici ambulatoriali e ospedalieri. All’interno delle AFT i saranno incentivate le medicine di gruppo, che potranno avere strutture di diversa complessità, arrivando a offrire un insieme di servizi (infermieristici, prelievi, ecografie...) anche in collaborazione con Specialisti. Non sappiamo come verranno concretamente organizzate le AFT, soprattutto in merito alla loro integrazione con le attività ambulatoriali specialistiche. Ogni AFT dovrebbe avere un riferimento in una struttura sanitaria territoriale. E qui veniamo alle Case della Comunità, nelle quali i Medici di Medicina Generale dovrebbero trovare il luogo dell’integrazione con gli Specialisti Ambulatoriali.  

Case della Comunità

Sono state descritte con molta enfasi e finanziate in gran parte con il PNRR. Potranno essere di diversa complessità. La CdC è descritta nei documenti programmatici come il luogo in cui operano, attraverso il lavoro di gruppo, i medici di medicina generale (MMG) in forma associata, i pediatri di libera scelta (PLS), gli specialisti ambulatoriali, il personale infermieristico, gli assistenti sociali, ecc. L’attività deve essere organizzata in modo tale da permettere un’azione d’équipe tra Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta, Specialisti Ambulatoriali Interni (anche nelle loro forme organizzative), Infermieri di Famiglia o Comunità (IFoC) e altri professionisti (Psicologi, Ostetrici, ecc.). In tal modo queste figure provvedono a garantire l’assistenza primaria attraverso la presa in carico della comunità territoriale di riferimento nel suo insieme, con i servizi H12 e integrandosi con il servizio di continuità assistenziale H24.  

Sono previste due tipologie di Case della Comunità: la “Spoke” e la “Hub”. le Case della Comunità “Spoke” sono prettamente finalizzate all’erogazione dei servizi di assistenza primaria, ma nulla si sa sul loro numero, come verranno sostenute e finanziate, come si organizzeranno tra servizi obbligatori e facoltativi. La Casa della Comunità “Hub” offre invece l’intera gamma dei servizi integrati, con anche la diagnostica di base. Nella programmazione regionale si prevedono due Case di Comunità “Hub” nella nostra circoscrizione: una in via Gorizia, finanziata con fondi PNRR, e la seconda in via Farinelli, con finanziamento regionale. Queste due sedi sono attualmente definite “Case della Salute”, presidi sanitari con ambulatori specialistici ed altri servizi territoriali.

Le case “Hub” dovrebbero essere l’evoluzione di queste “Case della Salute”. L’innovazione, che non è solo l’aggiunta dei medici di famiglia, è descritta così nei documenti di programmazione.

La realizzazione delle Case della Comunità, solo nella versione Hub, è finanziata, come detto da fondi strutturali, PNRR e Regionali. Resta critico l’aspetto finanziario relativamente alle spese di personale e di funzionamento, con il concreto rischio di avere strutture completate ed un progetto di funzioni non attuabile.

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