Lista Civica La Piazza

 

L’inceneritore del Gerbido è entrato in funzione venerdì 19 aprile 2013 nel silenzio delle istituzioni e dei mezzi di informazione.

Questo è solo l’ultimo di una serie di fatti che pongono seri dubbi sulla trasparenza nella gestione e controllo dell’impianto, nonché sulla correttezza e sulla pluralità delle informazioni alla cittadinanza circa le ricadute sanitarie ed ambientali.

Esiste un’azione di controllo scevra da condizionamenti politici? Esistono procedure per bloccare il processo di incenerimento qualora si rilevassero parametri fuori norma?

Tutto quello che è successo fino ad oggi, ci porta a dire che forse è meglio interrompere tutto e ripartire da zero:

1. Non si è proceduto con lo spostamento della SADI Servizi Industriali, che nel Sito Industriale di Orbassano si occupa di bonifiche e risanamenti ambientali, trattamento e smaltimento di rifiuti industriali (tra cui i resti della produzione farmaceutica), come previsto nel protocollo d'intesa del 23/09/2004, sottoscritto da Provincia e comuni limitrofi, in cui si subordinava l'accensione del futuro inceneritore del Gerbido alla ri-localizzazione della Servizi Industriali

2. La stessa azienda, non solo non è stata rilocalizzata, ma ha vinto il bando per lo smaltimento delle polveri e delle ceneri residue della combustione

3. Nel contratto di servizio stipulato a dicembre da A-TOR e TRM si evince che la società che gestisce l'impianto non ha l'obbligo di rendere visibili e comunicare i dati relativi alle emissioni dell'inceneritore o ad esempio sulla quantità, tossicità e destinazione delle ceneri prodotte.

4. Nello stesso contratto di servizio viene data la possibilità all'azienda di rifarsi sugli utenti degli eventuali minor ricavi o maggiori costi e, siccome a fine vita dell'inceneritore il sito andrà bonificato, i costi relativi (così come eventuali risarcimenti danni sanciti dall'autorità giudiziaria) saranno a carico del cittadino, in modo che, come nella migliore tradizione imprenditoriale italiana, gli utili societari saranno sempre e comunque garantiti.

5. Il 25 Luglio 2012 il Comune di Torino ha privatizzato TRM S.p.A., dismettendo una quota pari all'80% della propria partecipazione nella società.

6. La connessione dell’impianto allo scalo ferroviario, che faceva parte del progetto e che avrebbe sgravato la zona dai camion per il trasporto dei rifiuti (circa 120 al giorno), è stata sospesa su proposta di TRM nonostante il parere contrario del Comitato Locale di Controllo.

7. Ad oggi, sul nostro territorio, non risulta che siano state fatte rilevazioni delle sostanze presenti nell'aria prima dell'accensione, senza le quali diventa impossibile poter monitorare il peggioramento delle condizioni ambientali. E’ notizia di questi giorni che gli enti locali intendono dirottare sul piano di sorveglianza sanitaria (a carico di TRM privata) i fondi (pubblici) destinati alle compensazioni.

8. Esiste la possibilità di sperimentare realmente procedure di smaltimento dei rifiuti meno impattanti, se per tutta la durata del contratto di affidamento gli amministratori dei comuni per i prossimi vent'anni sono tenuti a riversare la maggior quantità possibile di rifiuti nell'inceneritore, per garantire la saturazione delle 421 mila tonnellate annue di capacità? Intanto la raccolta differenziata è ferma al 49% per mancanza di fondi, contro il 65% richiesto a livello europeo entro il 31 dicembre 2012.

A fronte di tutto quanto sopra esposto la lista civica La Piazza sostiene che non esistono più le condizioni perché l’inceneritore possa funzionare garantendo la tutela dei cittadini dai punti di vista della salute, della trasparenza e del controllo dell’impianto.

Con queste motivazioni la Piazza aderisce alla manifestazione di sabato 11 maggio 2013 indetta dal Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero Torino.




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