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Pubblichiamo il resoconto di una "piazzina" dell'assemblea pubblica sul tema dell'inceneritore, che si è svolta in Circoscrizione 9.

 

 23 gennaio 2012. Sono le 19. Aula gremita, circa 150 persone. La consigliera circoscrizionale del Movimento 5 stelle parla degli inceneritori di Pietrasanta, Melfi, Scarlino, bloccati dalla magistratura o per inquinamento delle falde acquifere o per problemi inerenti la salute e l’ambiente. Chiede alla città di Torino di adottare il principio “rifiuti zero” e di conseguenza di estendere il porta a porta e di fermare l’inceneritore per ridefinirlo (es. a favore di un impianto di trattamento a freddo dei rifiuti). Dice che le emissioni sono tossiche e cancerogene. “Ci indebitiamo per 540 milioni di euro per ucciderci…”

 La Volta, Assessore all’Ambiente del Comune di Torino, fa riferimento alla puntata di “Presa diretta” di domenica 22 e dice che tra i due modelli presentati la città di Torino sta compiendo sforzi per tendere verso il modello più virtuoso (quello di San Francisco). Le direttive della Commissione Europea prevedono 5 punti: 1. riduzione dei rifiuti 2. riutilizzo degli oggetti 3. recupero dei materiali (riciclo) 4. recupero di energia 5. smaltimento dei rifiuti.

Nel 2008 l’accordo Comuni, Regione, Provincia, TRM (Trattamento Rifiuti Metropolitani) sanciva l’impegno a rispettare le direttive della Commissione Europea. La Volta sostiene la necessità di un impianto diverso da una discarica, di un impianto che incenerisca i rifiuti e produca energia e calore. Questo non esime Torino dal perseguire i 5 punti, quindi anche a incrementare la raccolta differenziata. Oggi 400.000 torinesi beneficiano della raccolta porta a porta. Un ulteriore stanziamento amplierà il numero di altri 35.000 (anche se sottolinea come non sia affatto facile estendere l’area in cui si fa la differenziata). Nel 2008 Torino ha prodotto 260.000 tonnellate di rifiuti. Siamo al 43% di differenziata (siamo al 1°posto tra i capoluoghi di provincia). La Volta dice di aver visitato vari impianti in Europa e da qui ha capito che le esperienze più virtuose sono quelle che non si appiattiscono su una sola tecnologia. A oggi non esiste un modello che soddisfi in modo ineccepibile i 5 punti della direttiva europea.

Le polveri sottili che l’inceneritore emette in un’ora sono pari a quelle emesse da 14 auto in tangenziale. Interviene il sig.Cavallari del Carp (Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte): “ci dica chi l’ha detto così lo denunciamo”. . I consiglieri pongono vari quesiti circa lo stoccaggio dei residui, i microfiltri, le nano molecole disperse nell’aria, il trattamento dei fumi, le compensazioni ambientali, ecc Cavallari: la decisione di costruire l’inceneritore è stata presa senza coinvolgere la popolazione. Questo preclude per 20 anni ogni innovazione. La normativa europea 152/06 prevede di arrivare al 65% di differenziata entro il 2012, Torino è al 42% da 3 anni. La distruzione dei rifiuti è un disastro epocale, una scelta scellerata. TRM sarà privatizzata per il 40%, questo significa che il privato vorrà guadagnarci aumentando le tariffe e la mole di rifiuti da bruciare. “Chiediamo che Torino approvi la delibera ‘Verso rifiuti zero 2020’ (lo ha fatto Napoli) e crei un osservatorio rifiuti”. Interventi del pubblico: Non c’è accesso ai dati ambientali della Provincia. In caso di superamento dei limiti sulle emissioni non è previsto alcun blocco dell’inceneritore. Ogni anno usciranno 3 milioni di m3 di fumi tossici, 5-7 milioni di dosi di diossina, 15mila tonnellate di ceneri leggere, cancerogene, 100mila tonnellate di scorie pesanti residue. Dove le mettiamo? L’inceneritore consumerà acqua, che verrà inquinata. La Volta: si dice disponibile a ascoltare le proposte di Cavallari in incontri ad hoc e afferma che c’è già un osservatorio provinciale. Amministratore delegato di TRM: sulla sostenibilità ambientale del termovalorizzatore la documentazione è a disposizione della Circoscrizione e si trova sul sito. Il controllo del camino è collegato in automatico all’ARPA. In caso di sforamenti per chiudere l’impianto occorrono tempi tecnici. Non ci sono studi che evidenzino maggior incidenza di patologia tumorale. Cita Veronesi (provocando dissenso del pubblico). Non c’è contrapposizione tra inceneritore e raccolta differenziata. L’incenerimento dei rifiuti produce lo 0,06 % di diossina. L’impianto brucerà 421.000 tonnellate di rifiuti ogni anno e produrrà 90.000 tonnellate di scorie, che verranno inviate, in silos sottovuoto, a impianti di valorizzazione, che li utilizzeranno come materiale per l’integrazione di calcestruzzi. Le polveri fini saranno inviate in impianti certificati e messe a dimora in discariche dedicate. De Bortolo, responsabile del lavoro di TRM: si usano i rifiuti per produrre energia. Ci sono 3 tipi di scorie: 1. scorie pesanti incombustibili. Si tende a portare a zero i rifiuti non combustibili. I residui vengono trattati come sostitutivi di materiali inerti. 2. polveri. L’abbattimento delle polveri avviene con un microfiltro. L’efficienza (stimata pari al 99%), è più alta per le particelle di maggiori dimensioni. Le ceneri pericolose subiscono un trattamento di inertizzazione (intrappolamento delle sostanze). In Germania ci sono miniere che le usano per consolidare il sottosuolo, oppure per la vetrificazione 3. materiale derivante dal trattamento di fumi, acidi, microinquinanti. Si usano due reagenti: bicarbonato di sodio (cattura i gas acidi) e carbone attivo (assorbe i microinquinanti). Il bicarbonato viene recuperato e riutilizzato. Nel trattamento dei rifiuti a freddo nella parte secca avviene la separazione dei metalli, rimane il materiale secco che ha bisogno di combustione per chiudere il ciclo. L’umido subisce un trattamento aerobico-anaerobico, da questo non si ottiene compost di buona qualità. Proietti, medico: sono stupito a sentir dire che manca bibliografia sui danni alla salute. Il sito dell’Istituto Superiore di Sanità dell’anno 2004 parla dei danni dell’inceneritore. I danni sono in prospettiva di lungo termine. Viene considerato un marcatore di danno ambientale l’incremento di patologie neoplasiche infantili: in Europa è dell’1% l’anno, in Italia del 2%. Trent’anni fa non si immaginavano i danni derivati dall’amianto. Le particelle ultrafini aumentano anche il rischio di danni cardio vascolari.




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